lunedì 14 novembre 2016

Apple non basta, Napoli espelle i suoi giovani migliori.




 



Gentile direttore, sono Stefano Maria Toma. Una città fallita o una città che aspetta Godot all’infinito? Questa mi sembra la mia città sulla cui pelle avvizziscono gli anni, i venti e più di Bagnoli, i tre e più del porto e non so quanti di Napoli Est e della Camera di Commercio, naufragata nel porto delle nebbie e via via l’elenco purtroppo non finisce qui. Non arrivo a sostenere che Napoli non allevi antidoti da qualche altra parte, cultura arte, musica - e meno male -, ma sono beni e opportunità sempre più riservate a una minoranza privilegiata. Qui, ahinoi, è la qualità della vita dei cittadini a diventare una roulette russa, giorno dopo giorno. E cioè in queste ultime stagioni in cui la condizione giovanile è lacerata tanto dalla disoccupazione quando dalla criminalità di strada. In una città come questa si vivono singolari paradossi, da una parte si accolgono migranti a centinaia - e meno male che i napoletani non assomigliano ad altre popolazioni che erigono barricate, anche in altre parti d’Italia -, e dall’altra si espellono i suoi giovani migliori. Ben venga Apple, ma è una goccia nell’oceano. Anche l’antropologia storica dei napoletani sta mutando. Abbiamo sempre saputo che essi sono stati sempre restii, rispetto agli altri meridionali, ad emigrare. Ora vi sono costretti. Anche questo “mito”, dunque, è miseramente crollato negli ultimi anni. Non vorrei essere privo di futuro, ma talvolta è così arduo fecondarlo…»

Stefano Maria Toma
@stefanomtoma