mercoledì 27 maggio 2015

LA SOCIETA' TRA VECCHI E NUOVI MITI DI INGIUSTIZIA di Stefano Maria Toma

Napoli giornalismo LA SOCIETA' TRA VECCHI E NUOVI MITI DI INGIUSTIZIA di Stefano Maria Toma
La società cosiddetta mediatica e globalizzata è l’ironica metafora di un "interno" intricato di famiglie a senso unico, nelle quali gli uomini ne sanno una più del diavolo, e che soltanto in loro assenza esse tornano "normali". Una presenza di un continuo tiranneggiare. E dove le donne crescono, vivono e muoiono schiacciate da un incommensurabile senso di inutilità e di frustrazione. La loro esistenza è dimezzata. Anzi, di più, è colpevolizzata. Il senso di questa colpa genetica attraversa ancora molte pagine della cronaca, come un percorso tormentato da un destino inesorabile. Naturale che in questo mondo piramidale si perpetuano privilegi e si perpetrano soprusi. Da una parte il mondo femminile e infantile a non contare nulla e dall'altra un potere sopraffatto dall'unico intento di conservarsi. Lungo questo tunnel di sofferenza e di dolore alle donne vienenegato, specialmente nelle famiglie più arretrate o provenienti da società patriarcali o fondamentaliste, ogni contributo di pensiero autonomo, ad eccezione dei compiti servili e di mero allevamento della prole. C'è da ritenere che il maschilismo, forza primigenia della società primitiva impostata sulla forza bruta e sulla guerra, è diventata un'erba che si coltiva in casa. Spesso sono proprio le donne a innaffiarla soggiacendo alla pigrizia della sudditanza. Ma il “nuovo” sta paradossalmente nel ritorno sempre più invasivo e inquietante delle religioni integraliste. Tornano, ad esempio, con l’Isis parole come califfato e stati religiosi come la Siria e Iran. Si chiamano religioni o ideologie terroristiche? Propendiamo per questa second ipotesi. Ma tornando al mondo femminile, può anche arrivare il momento in cui ci si vendica tanti soprusi. Accade di assistere a donne che si macchiano di delitti, percorsi come sono da un brivido eschileo. Ma se Clitennestra e Antigone scontano ancora la subalternità, dobbiamo attendere la Medea di Euripide per salutare la prima compiuta ribellione. E nei tempi moderni per ricominciare da capo da La casa di bambola di Hwerik Ibsen, il primo dramma moderno in cui si assiste al riscatto della donna, che funge da passaporto catartico. il riscatto non esclude l'amore, purché sia libero e consapevole. Un amore paritario in cui entrambi godono di eguali diritti. Non stiamo auspicando l'uguaglianza fra uomo e donna, sarebbe una sciocchezza negare la "difference", come sostengono i francesi, ma la parità sì.

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