sabato 6 giugno 2015

LETTERA D'AMORE PER L'AQUILA di Stefano Maria Toma

Napoli giornalismo LETTERA D'AMORE PER L'AQUILA di Stefano Maria Toma

Per motivi legati al mio lavoro sono stato a L'Aquila per due anni e mezzo durante l'emergenza terremoto. Ho ritrovato questa lettera scritta da un aquilano che fotografa perfettamente la città e i suoi abitanti
L'Aquila se non sei aquilano o la odi o la ami. La odi perche è una città fredda, chiusa e non solo fisicamente dalle montagne ti stanchi per arrivarci dalla costa ed una volta arrivato non trovi parcheggio, qualsiasi cosa la paghi sempre di più; la odi perchè il pettegolezzo è diventato con Sant'Agnese una festa, perche gli aquilani non si confrontano, come se le porte delle mura di cinta fossero perennemen¬te chiuse per proteggerli da un assedio infinito. la odi perchè quando gli aquilani, con sospetto, ti presentano una casa da affittare, cercano ti convincerti di consegnarti un teso¬ro che è senza panorama, buia, fredda, ed anche sporca. Quando vai a vivere all'Aquila, sei come un aereo che cerca di superare il muro del suono; se non ci riesci ti trascini lentamente, le affettività rimangono nel con-testo della tua casa con quella piccola cerchia di amici che faticosamente sei riuscito a costituire e che grigiamente ti fa compagnia per 5 giorni la settimana, perche il week-end non vedi l’ora ti tornare alla costa. Incominci a pensare che l’apertura annuale della Porta santa della basilica di Collemaggio voluta da Celestino V è, più che per il resto del mondo, per redimere gli aquilani. Se ti entra in testa il tarlo dell'inospitalità dai la colpa agli aquilani se la loro citta è in uno stato di recessione pluridecennale e giustifichi tutto dicendo che prima o poi te ne andrai. Ma se riesci a rompere la barriera del suono entri nella quinta dimensione, dove vivono gli aquilani. L’Aquila, come in un film di fantascienza ti avvolge, ti entra dentro in profondità, ti trasforma. Il freddo incomincia a piacerti; incominci ad uscire per il Corso a -5 gradi, quando nevica non ti senti ridicolo se ti metti un cappello. Annusi l’aria di L’Aquila ed è come se come prendessi gratuitamente una medicina che ti fa stare proprio bene. Questa aria è speciale, è un miscuglio misterioso, come lo è L’Aquila, di odori e temperatura, ti piace respirarla e quando alzi la testa per goderne di più ti ritrovi in un cielo stellato dove riesci a distinguere con esattezza ogni singola stella anche se sei immerso nella luce dei vicoli. Questa volta il grigiore lascia il posto ad un’esplosione di colori, di risate, di allegria e di bellezza perche sei diventato uno di loro, ti hanno accolto ed incominci a pensare che questa volta per il fine week-end non torni sulla costa ma vai a sciare sulle piste aquilane. Gli aquilani ti aprono le porte delle loro case, tuo figlio gioca con i loro bambini e che sensazioni quando rimproveri tuo figlio e ti risponde in dialetto aquilano. Piano piano ti stai trasformando in aquilano ed incominci ad assumere le loro caratteristiche: diventi orgoglioso e fiero della tua città. Guai a chi te la tocca. La trasformazione ormai è comple¬ta. Sì. il mare ti manca come manca anche agli aquilani, ma la sera vuoi tornare a dormi¬re all’Aquila. Ma adesso non puoi perche la casa non c’è più e non vuoi portare la tua famiglia a dormire dentro una tenda.
Che tristezza. L'Aquila ci manca. L’esodo forzato sulla costa è la condanna peggiore per un aquilano non perchè gli altri non siano accoglienti ed ospitali e ti riempiono di premure da farti piangere per quanto sei ferito, ma perchè sai bene che è come aver sradicato una quercia secolare che non è capace di attecchire. Anche se li vedi ridere e scherzare, perchè sono forti, agli aquilani manca, forse più che le loro case distrut-te, la loro città che è come una mamma che sa riconsolare con baci e carezze anche un bambino non suo. Cara Signora L’Aquila, ti ho conosciuto inospita¬le e fredda, come una anziana aristocratica; piano piano Lei mi hai dato sempre più confidenza: dopo cinque anni che vivo da Lei, mi ha accolto, mi ha aperto tutte le stanze della Sua bella casa. Ha protetto la mia famiglia alle 3:32 del 6 aprile: grazie. Ora zoppica ed è ferita. Ma su tutti noi aquilani Lei può contarci perchè non ci divideremo, saremo uniti come non mai perchè se le idee. qualunque esse siano, sono mutevoli nel tempo. Lei cara per noi sarà eterna come lo era per quell'anonimo del Quattrocento che fiero Le ha scritto: “L'Aquila bella. mai non pò perire”:

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